L’organista

Ho mille voci, mille lingue ho,
mille venti soffiano nel mio mantice,
al cuor mio non bastan le mie mani,
mi cattura così nella danza mia tarantolata.

Salgo le scale.

Ogni mia emozione è accompagnata
dal ticchettio sul legno dei tasti
e dal frusciare del mantice,
come onda del mare al crepuscolo.

Sono una schiera angelica,
sono un mortaio fumante,
sono l’incubo di un viandante,
sono l’eterno che si fa parola.

I pianisti guardano in faccia i loro uditori,
io gli do le spalle, e loro le danno a me.
Non interessa il mio volto, né la mia voce,
né la mia lingua, né il mio lungo respiro,
perché io sono l’organista.

Dedicata a Piero l’organista

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