Qualcosa a proposito d’un direttore d’orchestra
Il ristorante era rossastro per la luce elettrica.
Le poltrone foderate di polpa di dame,
quando, oltraggiato, uscì di corsa il direttore
e ordinò ai musicisti di piangere.
E di colpo, ad un tizio che portava
con gusto un salmone appeso alla barba,
la tromba picchiò forte il muso sazio
con un pugno di lacrime di rame.
Egli non fece in tempo tra i gemiti
a cacciar fuori un grido dalla mascella d’oro,
che gli altri, percossi dai tromboni e dai fagotti,
lo ammaccarono passando sul suo corpo.
L’ultimo non aveva raggiunto carponi la porta,
quand’egli morì con la guancia nel sugo
e il direttore d’orchestra, impazzito,
ordinò ai musicisti di urlare come belve.
Proprio fra i denti della carcassa ubriaca
ficcò la tromba come un panino di rame
e soffiando ascoltò: raddoppiato dal gonfiore,
nella pancia si dimenava un pianto.
Quando al mattino, digiuno per la rabbia,
il proprietario venne a licenziarlo,
il direttore pendeva, già tutto livido,
dal lampadario, continuando a illividire.
Vladimir Majakovskij, 1915